Culto di Martedì 28 Novembre 2017 – Affida la tua causa a Dio
Geremia 20: 7-13
Lamento di Geremia
7 Tu mi hai persuaso, SIGNORE, e io mi sono lasciato persuadere,
tu mi hai fatto forza e mi hai vinto;
io sono diventato, ogni giorno, un oggetto di scherno,
ognuno si fa beffe di me.
8 Infatti ogni volta che io parlo, grido,
grido: Violenza e saccheggio!
Sì, la parola del SIGNORE è per me
un obbrobrio, uno scherno di ogni giorno.
9 Se dico: «Io non lo menzionerò più,
non parlerò più nel suo nome»,
c’è nel mio cuore come un fuoco ardente,
chiuso nelle mie ossa;
mi sforzo di contenerlo, ma non posso.
10 Poiché odo le diffamazioni di molti,
lo spavento mi viene da ogni lato:
«Denunciatelo, e noi lo accuseremo».
Tutti quelli con i quali vivevo in pace
spiano se io inciampo
e dicono: «Forse si lascerà sviare,
noi prevarremo contro di lui
e ci vendicheremo di lui».
11 Ma il SIGNORE è con me, come un potente eroe;
perciò i miei persecutori inciamperanno e non prevarranno;
saranno molto confusi, perché non riusciranno;
la loro infamia sarà eterna, non sarà dimenticata.
12 SIGNORE degli eserciti, che provi il giusto,
che vedi le reni e il cuore,
io vedrò, sì, la vendetta che farai su loro,
poiché a te io affido la mia causa!
13 Cantate al SIGNORE, lodate il SIGNORE,
perché egli libera il povero dalla mano dei malfattori!
Culto di Domenica 26 Novembre 2017 – “Risveglia la tua fede”
LA PAROLA
Atti 12:1-17
1 In quel periodo, il re Erode cominciò a maltrattare alcuni della chiesa; 2 e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. 3 Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, continuò e fece arrestare anche Pietro. Erano i giorni degli Azzimi. 4 Dopo averlo fatto arrestare, lo mise in prigione, affidandolo alla custodia di quattro picchetti di quattro soldati ciascuno; perché voleva farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua. 5 Pietro dunque era custodito nella prigione; ma fervide preghiere a Dio erano fatte per lui dalla chiesa.
6 Nella notte che precedeva il giorno in cui Erode voleva farlo comparire, Pietro stava dormendo in mezzo a due soldati, legato con due catene; e le sentinelle davanti alla porta custodivano il carcere. 7 Ed ecco, un angelo del Signore sopraggiunse e una luce risplendette nella cella. L’angelo, battendo il fianco a Pietro, lo svegliò, dicendo: «Àlzati, presto!» E le catene gli caddero dalle mani. 8 L’angelo disse: «Vèstiti e mettiti i sandali». E Pietro fece così. Poi gli disse ancora: «Mettiti il mantello e seguimi». 9 Ed egli, uscito, lo seguiva, non sapendo che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell’angelo: credeva infatti di avere una visione. 10 Com’ebbero oltrepassata la prima e la seconda guardia, giunsero alla porta di ferro che immette in città, la quale si aprì da sé davanti a loro; uscirono e s’inoltrarono per una strada; e, all’improvviso, l’angelo si allontanò da lui.
11 Pietro, rientrato in sé, disse: «Ora so di sicuro che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha liberato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei». 12 Pietro dunque, consapevole della situazione, andò a casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove molti fratelli erano riuniti in preghiera. 13 Dopo aver bussato alla porta d’ingresso, una serva di nome Rode si avvicinò per sentire chi era 14 e, riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse dentro ad annunciare che Pietro stava davanti alla porta. 15 Quelli le dissero: «Tu sei pazza!» Ma ella insisteva che la cosa stava così. Ed essi dicevano: «È il suo angelo». 16 Pietro intanto continuava a bussare e, quand’ebbero aperto, lo videro e rimasero stupiti. 17 Ma egli, con la mano, fece loro cenno di tacere e raccontò in che modo il Signore lo aveva fatto uscire dal carcere.
IL CULTO
IL MESSAGGIO
Nella meditazione di oggi ci sono due aspetti da considerare, da un lato una chiesa che prega con FERVIDE preghiere e dall’altro un uomo in prigione, in attesa di presentarsi l’indomani davanti al re Erode per essere ucciso, come era successo poco tempo prima con Giacomo.
Pietro, in questa consapevolezza, è in prigione e… sta dormendo.
Possiamo vivere diversi tipi di sonno, un sonno che si riposa in Cristo, in cui la realtà dei fatti è che si è sempre svegli e mai dormienti del tutto e un sonno frutto della rassegnazione di fronte alla prova che si sta per affrontare.
Nel caso specifico di Pietro, egli sta dormendo proprio per rassegnazione. Accetta con umiltà la volontà di Dio, molto probabilmente collegando l’evento che sta vivendo alle parole che Gesù gli disse tempo prima in Giovanni 21-18; non crede che quella situazione da un momento all’altro potrà cambiare.
Il tutto, però, è accompagnato da un evento glorioso, c’è una Chiesa che, durante la permanenza di Pietro in prigione, emana FERVIDE preghiere al Signore.
La volontà di Dio non è quella che Pietro pensa; Dio stesso mette nel cuore della Chiesa il desiderio di pregare in un modo FERVIDO, una preghiera nata dalla passione per le anime e dal profondo del cuore. La Chiesa è ben consapevole che se Dio non fosse intervenuto non ci sarebbe stata alcuna speranza per Pietro.
L’invito che oggi il Signore ci fa è proprio questo, le nostre preghiere devono essere FERVIDE, piene d’amore, vive, decise, convinte, piene, appassionate e veritiere.
Gesù, nella preghiera, dimostrava passione per le anime e non era mai abitudinario; un esempio emblematico lo si può vedere davanti alla tomba di Lazzaro (Giovanni 11: 41-42).
Dio ascolta le preghiere vere e non le “recite”, anche se le parole che usiamo sono spesso simili tra loro devono essere piene di fervore e di fede.
Elia pregò INTENSAMENTE e non piovve per tre anni e mezzo, era una preghiera intensa, sincera, onesta, appassionata e Dio lo ascoltò a tal punto da far chiudere il cielo (1Re 17: 1). Dopo tre anni e mezzo la medesima preghiera fu così intensa che il cielo si riapri. Noi abbiamo la facoltà con la nostra preghiera di far chiudere e riaprire il cielo su quel parente non convertito, su quel problema, su quel dolore, su quella prova, su quella promessa non ancora realizzata.
La preghiera della Chiesa non soltanto apre il cielo, ma anche la cella della prigione di Pietro, Dio infatti si muove dal cielo e manda un angelo in quella prigione dove risplendette una grande luce, vuol dire che nel cuore di Pietro erano subentrati la prigionia e il buio spirituali. Egli manda la luce dalla Sua parola e del Vangelo, la luce di Cristo, l’unica vera verità che è la Parola di Dio.
Quando Dio promette qualcosa, crediamo e preghiamo con intensità ed Egli ci farà vedere le Sue promesse realizzate; il desiderio deve essere profondo ed intenso, ricolmo di fiducia.
Vogliamo ancora oggi che la luce di Cristo apra il nostro cuore per sostituire il buio con la Sua luce: Egli è una lampada al nostro piede, la luce nel cammino.
Se c’è qualcuno che è rassegnato e non vede il suo desiderio realizzato, vuol dire che è giunto il momento di riprendere la preghiera FERVIDA ed INTENSA, continuare a bussare ripetutamente, chiedere senza stancarsi. Una preghiera che non cessa davanti alla prova è sintomo di fiducia non in noi stessi, ma solo ed esclusivamente in Cristo Gesù. Se questa fiducia è vera allora la preghiera sarà naturalmente e spontaneamente fervida.
Quando l’angelo di Dio giunge nella prigione batte il fianco di Pietro, egli era in un sonno abbastanza profondo…e forse anche per noi oggi la sveglia non suona dolce come al solito,ma è più decisa, Dio ci sta dicendo che non è più tempo di dormire. Non ci dobbiamo assopire e rassegnare, ma dobbiamo continuare a pregare sotto l’impulso di un cuore rinnovato e ripieno di Spirito Santo affinché la preghiera stessa sia unta per glorificare Cristo.
Pietro quando si sveglia crede di avere una visione e, anche davanti alla realtà, non realizza subito ciò che Dio sta facendo per lui, si sente perso nel buio della rassegnazione. Spesso anche noi siamo talmente rassegnati che, pur davanti alla gloria di Dio, viviamo nel sonno e siamo assopiti.
Oggi stesso riapriamo gli occhi, davanti al nostro dolore c’è un Dio potente e il Suo desiderio è farci uscire dalla prova e dalla prigione. Ci sta letteralmente scuotendo dicendoci SVEGLIATI, PRESTO!
Dobbiamo riprendere una posizione davanti a Dio per ricercare le cose potenti che Egli ha già preparato per noi.
Quando viviamo in comunione con il Signore i nostri occhi sono aperti e vedono chiaramente la volontà di Dio, in caso contrario vedremo sempre e solo il lato negativo e il Goliat insuperabile davanti al nostro cammino. C’è un grande esercito pronto a combattere con noi e per noi, ma i nostri occhi si devono aprire (2Re 6: 14-17).
Forse la nostra cameretta è ormai chiusa con la bibbia impolverato. Dove prima c’erano due sedie, una per noi e l’altra per Gesù, adesso è rimasta solo quella per Gesù che sarà sempre e comunque presente aspettando che noi ci possiamo presentare alla sua presenza. Spesso è proprio questa mancanza di preghiera che non ci fa realizzare la potenza di Dio.
La prima cosa che accade quando l’angelo del Signore sveglia Pietro è che le catene gli cadono dalle mani; Dio, nel momento stesso in cui Pietro cambia atteggiamento, gli fa cadere le catene. Un po’ come avvenne a Paolo e Sila in prigione…il terremoto scosse le fondamenta e subito le catene si spezzarono (Atti 16: 25-26).
Anche tu puoi vedere le catene cadere (dolore, afflizione, mancanza di gioia, tristezza, dubbio ecc.). Anche Davide quando peccò fu incatenato ma, nel momento stesso in cui si ravvide, la gioia tornò e fu in quel momento che chiese uno Spirito ben saldo (Salmi 51: 10). Possiamo peccare, ma quando c’è un ravvedimento sincero la gioia torna sempre. Invocando Gesù, sarai liberato dalle catene che ti opprimono (gioco d’azzardo, vizi, alcool, fumo ecc), da quei vizi che magari ti fanno sentire libero, ma in realtà non lo sei e se non lasci operare Gesù…non lo sarai mai.
La vera libertà la può dare solo Gesù, Satana è astuto e ti inganna…
L’angelo ordinò a Pietro di vestirsi, Egli infatti si era tolto il vestito, era il vestito della grazia di Dio e del Suo amore, non se lo sarebbe dovuto togliere, ma in preda alla rassegnazione…lo fece.
Si doveva rivestire (ancora una volta) della potenza di Dio e di Spirito Santo, anche noi abbiamo un vestito invisibile da indossare nel quotidiano che, però, manifesta tutta la gloria di Dio.
Inoltre gli venne ordinato di mettere i sandali, i calzari dello zelo del Vangelo (Efesini 6: 15), doveva riprendere di nuovo il Vangelo nel cuore. Quando siamo rassegnati cominciamo infatti a non credere più al Vangelo. Non siamo ancora del tutto finiti, rimettiamoci i calzari!
Infine gli venne ordinato di mettersi anche il mantello, esso sta a rappresentare il servizio per il Signore (1Re 19: 19-20). Forse non stiamo più servendo Dio come i primi giorni perché le prove e la prigione ci hanno spinto a toglierci il mantello, ma oggi Dio ci dice che lo dobbiamo servire, ci ha dato tutto ciò che era necessario per farlo e…lo dobbiamo fare.
Se ci spogliamo di vestiti, calzari e mantelli restiamo senza forze (Sansone che si addormenta rassegnato sulle ginocchia di Dalila) e ci risvegliamo vuoti. Chissà quante volte Dio ci ha suggerito di non abbandonare la comunione con Lui, di non smettere di pregare ma noi…non abbiamo dato ascolto, ed è proprio per questo che oggi siamo colpiti ai fianchi…ci dobbiamo risvegliare! Facciamo attenzione perché il sonno della rassegnazione parla del sonno della morte, un rassegnato infatti è qualcuno sta morendo. Chi non si rassegna non è disperato, ma ha speranza al Calvario, alla Croce…se hai brutte abitudini, se hai dolori, se hai peccato o se sei in una prigione Gesù ti indica la via d’uscita…è proprio Lui, Egli vuole entrare nella cella e farla risplendere. Basta con le tenebre e le catene, è il momento della luce e della libertà, uno dei più grandi miracoli che Dio ha compiuto nella nostra vita! Essere prigionieri del peccato è peggio che essere prigionieri di uomini perché spesso non ce ne si rende conto, oggi però prendiamo un vestito completamente nuovo e anche gli altri se ne accorgeranno.
Vestiti e calzari nuovi sono pronti per essere indossati. Vogliamo uscire dalla cella? Invochiamo Gesù con preghiere FERVIDE e continue, rivestiamoci della Sua potenza e del Suo Santo Spirito e i nostri occhi finalmente si potranno aprire e vedranno, con gli occhi della fede, Dio combattere al nostro fianco!
Culto di Martedì 21 Novembre 2017 – Pratichiamo la giustizia e la santificazione
Apocalisse 22: 6-16
6 Poi mi disse: «Queste parole sono fedeli e veritiere; e il Signore, il Dio degli spiriti dei profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra poco».
7 «Ecco, sto per venire. Beato chi custodisce le parole della profezia di questo libro».
8 Io, Giovanni, sono quello che ha udito e visto queste cose. E, dopo averle viste e udite, mi prostrai ai piedi dell’angelo che me le aveva mostrate, per adorarlo. 9 Ma egli mi disse: «Guàrdati dal farlo; io sono un servo come te e come i tuoi fratelli, i profeti, e come quelli che custodiscono le parole di questo libro. Adora Dio!»
10 Poi mi disse: «Non sigillare le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino. 11 Chi è ingiusto continui a praticare l’ingiustizia; chi è impuro continui a essere impuro; e chi è giusto continui a praticare la giustizia, e chi è santo si santifichi ancora».
12 «Ecco, sto per venire e con me avrò la ricompensa da dare a ciascuno secondo le sue opere. 13 Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine. 14 Beati quelli che lavano le loro vesti per aver diritto all’albero della vita e per entrare per le porte della città! 15 Fuori i cani, gli stregoni, i fornicatori, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna. 16 Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese. Io sono la radice e la discendenza di Davide, la lucente stella del mattino».
Culto di Domenica 19 Novembre 2017 – “Andiamo oltre il deserto”
LA PAROLA
Esodo 3: 1-5
1 Mosè pascolava il gregge di Ietro suo suocero, sacerdote di Madian, e, guidando il gregge oltre il deserto, giunse alla montagna di Dio, a Oreb. 2 L’angelo del SIGNORE gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un pruno. Mosè guardò, ed ecco il pruno era tutto in fiamme, ma non si consumava. 3 Mosè disse: «Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!» 4 Il SIGNORE vide che egli si era mosso per andare a vedere. Allora Dio lo chiamò di mezzo al pruno e disse: «Mosè! Mosè!» Ed egli rispose: «Eccomi». 5 Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro».
IL CULTO
IL MESSAGGIO
Mosè nacque in un periodo in cui il faraone d’Egitto uccideva i figli del popolo d’Israele, sua madre lo tenne nascosto per tre mesi e successivamente lo pose in riva ad un fiume dove venne trovato e preso in cura dalla figlia del faraone.
Crebbe quindi in mezzo al popolo d’Egitto e quando fu adulto si riavvicinò ai suoi fratelli ebrei che però, dopo che ebbe ucciso un egiziano, lo tennero a distanza. Mosè sprofondò quindi nella paura ed essa lo portò a fuggire verso Madian dove prese in sposa Sefora, figlia di Ietro.
Spiritualmente Mosè era di per certo nel deserto, lontano dai suoi fratelli e lontano dalla presenza di Dio.
Un giorno PARTICOLARE egli spinse il pascolare del gregge OLTRE IL DESERTO e arrivò ad Oreb, la montagna in cui Dio lo chiamò a gran voce al proprio servizio attraverso il pruno ardente che non si consumava. Mosè, quel giorno, per fede decise di andare al di là dei pascoli in cui era solito sostare, superò il deserto e di per certo non fu un cammino facile da dover affrontare. Dio era già lì che lo aspettava, sapeva che quel giorno Mosè sarebbe arrivato ed era pronto ad accoglierlo rendendolo un grande uomo al suo servizio.
Quanti cristiani vivono oggi nel bel mezzo di un deserto spirituale dove l’aridità la fa da padrona?
La paura, l’ansia, la solitudine, la prova e i comportamenti del mondo intorno a noi formano il nostro deserto e spesso, nonostante siamo ben consci della potenza di Dio, vediamo i Goliat troppo grandi e lo scoraggiamento prende il sopravvento. Chi, se non il nostro Signore, può conoscere il nostro cuore? Potremmo essere fioriti fuori ma aridi dentro e nessuno se ne accorgerebbe … ma Dio, si.
Oggi Dio ci chiama ad uscire dal deserto attraversandolo con piena fiducia nel Suo nome con la consapevolezza che, dopo averlo superato, potremo vedere tutta la Sua gloria e godere a pieno della Sua benedizione. Del resto se Mosè quel giorno non si fosse spinto oltre sarebbe rimasto, con buona probabilità, nella sua “povera” condizione spirituale.
Un pruno di per sé non ha molto valore ma, in quel caso specifico, era infiammato dal fuoco di Dio e anche noi allo stesso modo, senza il fuoco dello Spirito Santo di Dio, siamo spenti e senza un grande valore.
Vogliamo vincere le nostre paure? Incamminiamoci allora verso il calvario dove Cristo si è immolato sulla croce per sconfiggerle completamente. Gettiamo su di Lui ogni nostro peso perché Egli ha cura di noi (1 Pietro 5-7) e potremo godere a pieno la gioia della vita e della salvezza. Gesù ci ha liberato dalla schiavitù della morte (Ebrei 2: 15) e se anche tutti intorno a noi ci abbandoneranno Lui di per certo non lo farà (2 Timoteo 4: 16-18).
Spesso il deserto può durare giorni interi, mesi e a volte addirittura anni quando in realtà basta porre in un istante la fede in Dio per uscirne immediatamente. Occorre un vero e proprio atto di fede, Mosè non aveva la minima idea del fatto che al di là del deserto avrebbe trovato Dio, eppure si incamminò e persistette fin quando non lo ebbe attraversato tutto.
Sul monte di Oreb riceviamo potenza, i fiumi di acquaviva ci riempiono e realizziamo le promesse di Dio; è quindi indispensabile per un cristiano arrivarci. Non ci sarà più alcuna paura che ci appiattirà spiritualmente perché Dio sarà sempre superiore e vincitore, nessuna prova potrà riportarci indietro nel deserto.
Anche Naomi, andata a Moab per sfuggire ad una violenta carestia e dove perse un marito e due figli, fu costretta a riattraversare il deserto per tornare a Betlemme dove venne riaccolta con commozione (Rut 1: 1-22).
Dio non ci ha mai abbandonato e, arrivando sul monte, finalmente lo comprenderemo a fondo; è sempre pronto ad abbracciarci come il padre fece con il figlio prodigo (Luca 15: 20).
Quante volte ci capita di raffrontarci con il mondo e provare un pizzico di invidia perché sembra che a loro tutto fili liscio e a noi, che siamo figli di Dio, la prova è sempre presente? Anche questo è un deserto da superare, noi abbiamo Dio e non abbiamo quindi più nulla da invidiare al mondo.
Oggi può essere un giorno particolare, il giorno in cui diventiamo quel pruno consumante per Dio; la benedizione sarà grande non solo per noi ma anche per chi ci sta intorno.
Il silenzio di Dio nel deserto può far male, può scoraggiarci ma … se Dio avesse parlato a Mosè nel deserto … Mosè si sarebbe davvero spinto oltre fino ad uscirne? Probabilmente no, il silenzio di Dio è quindi un invito a proseguire senza fermarci lungo il cammino fino alla meta in cui Egli ci benedirà.
Forza fratelli, Gesù ha già lavorato le nostre vite, andiamo oltre il deserto perché Egli è lì che ci aspetta per farci diventare dei pruni ardenti per la Sua gloria!
Luca 15: 11-24
Il figlio prodigo
11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane di loro disse al padre: “Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta”. Ed egli divise fra loro i beni. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. 16 Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava. 17 Allora, rientrato in sé, disse: “Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: ‘Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi'”. 20 Egli dunque si alzò e tornò da suo padre. Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 E il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22 Ma il padre disse ai suoi servi: “Presto, portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; 23 portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato”. E si misero a fare gran festa.
Culto di Martedì 07 Novembre 2017 – “Diventiamo dei buoni soldati di Cristo”
2 Timoteo 2:1-7
1 Tu dunque, figlio mio, fortìficati nella grazia che è in Cristo Gesù, 2 e le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri. 3 Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù. 4 Uno che va alla guerra non s’immischia in faccende della vita civile, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato. 5 Allo stesso modo quando uno lotta come atleta non riceve la corona, se non ha lottato secondo le regole. 6 Il lavoratore che fatica dev’essere il primo ad avere la sua parte dei frutti. 7 Considera quel che dico, perché il Signore ti darà intelligenza in ogni cosa.
Culto di Domenica 05 Novembre 2017 – “La fede di Dio è sempre vincente!”
LA PAROLA
Ebrei 11:30-40
30 Per fede caddero le mura di Gerico, dopo che ne avevano fatto il giro per sette giorni.
31 Per fede Raab, la prostituta, non perì con gl’increduli, avendo accolto con benevolenza gli esploratori.
32 E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo, se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti, 33 i quali per fede conquistarono regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni, 34 spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trovarono forza dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri. 35 Alcune donne riacquistarono per risurrezione i loro morti. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. 36 Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia. 37 Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati – 38 di loro il mondo non era degno! -, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra.
39 Eppure, tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa: 40 Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.
IL CULTO
IL MESSAGGIO
La fede è un dono di Dio che un credente riceve nel momento stesso in cui accetta Gesù come personale Salvatore. Essa viene data secondo la misura stabilita da Dio in base al momento che si sta vivendo.
Dai versetti meditati oggi possiamo notare come molti uomini siano stati torturati, afflitti, maltrattati e vituperati, ma non abbiano mai perso la fede in Cristo che, anche in tali situazioni, si è dimostrata essere vincente. L’aver fede non ci porterà solo a raggiungere traguardi importanti e benedizioni “piacevoli”, ma anche ad affrontare tribolazioni e afflizioni in cui dovremo comunque gioire avendo posto la nostra fiducia su Gesù.
La Bibbia ancora oggi è il nostro manuale d’istruzioni e ci guiderà nel corretto utilizzo della fede.
Essa spesso viene meno di fronte alle avversità, ma dovrebbe essere proprio quello uno dei momenti principali in cui può essere esercitata in tutta la sua potenza; non sempre infatti la fede ci libererà dalla tempesta ma, per amore di Gesù, la affronteremo con gioia fino in fondo potendo, infine, alzare le mani in segno di vittoria!
Paolo (Atti 14:19-20) e Stefano (Atti 8:54-60) furono entrambi lapidati: nel primo caso la fede aiutò Paolo nel ritrovare le forze spirituali e fisiche per rialzarsi, nel secondo diede forza a Stefano per affrontare il martirio, perdonare i lapidanti e vedere Gesù nel cielo pronto ad accoglierlo; Dio aveva per loro due piani ben diversi e anche per noi Egli ha preparato un piano preciso che potremo comprendere solo mediante lo Spirito Santo.
La fede che Dio ci ha donato è VINCENTE in ogni prova e oggi siamo chiamati a scorgere questa vittoria anche nei momenti più bui della nostra vita, saremo sempre più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati (Romani 8:37) e il dolore, per quanto forte possa essere, non potrà mai superare la gioia della fede in Cristo, Colui che è un balsamo sempre efficace su ogni ferita.
Quanto è grande il valore che Dio dà ai Suoi figli, “il mondo di loro non è degno”! Saremo infatti sempre rifiutati, ma la fede ci porterà ad amare e perdonare anche chi ci farà del male.
Per fede riceviamo da Dio grandi doni e benedizioni, ma dobbiamo anche saper allontanare tutti quei sentimenti che non provengono da Dio come ansia, paura, rancore e rabbia, del resto Gesù è Colui che si presenta nel nostro cuore riempiendolo di una pace reale e vivente.
Molti sono i credenti che perdono la pace e la presenza del Signore per un’errata applicazione della propria fede, nonostante essa sia vincente in ogni situazione.
L’intero capitolo 11 degli Ebrei parla degli effetti scaturiti dall’applicazione della fede da parte di diversi uomini di Dio e non è di certo lasciato al caso il fatto che nella prima parte del capitolo si parli di conseguenze positive, di vittorie visibili e toccabili con mano, mentre nella seconda parte si racconti di uomini trattati in malo modo e che, per amore di Gesù, hanno deposto la loro stessa vita senza mai rinnegarLa. Quest’ultimi, rispetto ai primi, hanno dimostrato una fede più forte che ha tenuto duro fino alla fine anche quando la volontà di Dio era “dura da digerire” umanamente parlando.
Dio ci ha donato una fede così forte con l’intento di renderci felici sempre, il mondo è afflitto, ma ciò non deve avvenire nel popolo di Dio in cui dovrebbe regnare sempre la pace. Poniamo SEMPRE la nostra fede in Gesù e portiamo a Lui ogni nostro peso e di sicuro potremo alzarci in volo come le aquile (Isaia 40:31).
Non dimentichiamoci che la vera fede non è quella che attende i momenti migliori per dare gloria a Dio, ma è quella che ci fa dare nel continuo gloria a Dio, nel benessere e nella prova. Accettiamo la Sua volontà non con sentimento di rassegnazione ma lodandoLo e ringraziandoLo con la piena consapevolezza che Egli ha cura di noi.
Oggi prendiamo i nostri problemi e poniamoli davanti a Gesù, Satana farà di tutto per farci presentare davanti a Dio con una fede “piagnucolona e piangente”, ci accuserà di avere una fede piccola e debole, ma il nostro desiderio deve essere quello di restare fermi nella fede perché ciò che ci accade altro non è che la preparazione per raggiungere il cielo.
Dio è buono sempre, per cui non sentiamoci sconfitti ma vincenti! Seguiamo l’esempio perfetto di Cristo che, dall’inizio alla fine, è risultato vincitore per mezzo della fede nel Padre.
La fede è talmente potente che anche la natura gli è sottoposta, vedere Giosuè che con una preghiera fece fermare il sole per quasi un giorno intero (Giosuè 10:12-14), Ezechia che chiese che il sole potesse tornare indietro di “10 gradini” (2Re 20:8-11) ed Elia che fermò la pioggia per tre anni (1Re 17:1) per poi farla riprendere (1Re 18:41-26).
Forza fratelli, non sentiamoci vincitori “al pelo”, ma “più” che vincitori per la fede che Dio ha messo nei nostri cuori. Esercitiamola e vedremo la gloria di Dio!
Culto di Martedì 31 Ottobre 2017 – Costruisci il muro!
Apocalisse 21
I nuovi cieli e la nuova terra
1 Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c’era più. 2 E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 3 Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. 4 Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate».
5 E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Poi mi disse: «Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere», e aggiunse: 6 «Ogni cosa è compiuta. Io sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita. 7 Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio. 8 Ma per i codardi, gl’increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda».
La nuova Gerusalemme
9 Poi venne uno dei sette angeli che avevano le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò, dicendo: «Vieni e ti mostrerò la sposa, la moglie dell’Agnello».
10 Egli mi trasportò in spirito su una grande e alta montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, 11 con la gloria di Dio. Il suo splendore era simile a quello di una pietra preziosissima, come una pietra di diaspro cristallino. 12 Aveva delle mura grandi e alte; aveva dodici porte, e alle porte dodici angeli. Sulle porte erano scritti dei nomi, che sono quelli delle dodici tribù dei figli d’Israele. 13 Tre porte erano a oriente, tre a settentrione, tre a mezzogiorno e tre a occidente. 14 Le mura della città avevano dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi di dodici apostoli dell’Agnello.
15 E colui che mi parlava aveva come misura una canna d’oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura. 16 E la città era quadrata, e la sua lunghezza era uguale alla larghezza; egli misurò la città con la canna, ed era dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l’altezza erano uguali. 17 Ne misurò anche le mura ed erano di centoquarantaquattro cubiti, a misura d’uomo, adoperata dall’angelo.
18 Le mura erano costruite con diaspro e la città era d’oro puro, simile a terso cristallo. 19 I fondamenti delle mura della città erano adorni d’ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento era di diaspro; il secondo di zaffiro; il terzo di calcedonio; il quarto di smeraldo; 20 il quinto di sardonico; il sesto di sardio; il settimo di crisòlito; l’ottavo di berillo; il nono di topazio; il decimo di crisopazio; l’undicesimo di giacinto; il dodicesimo di ametista. 21 Le dodici porte erano dodici perle e ciascuna era fatta da una perla sola. La piazza della città era d’oro puro, simile a cristallo trasparente.
22 Nella città non vidi alcun tempio, perché il Signore, Dio onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. 23 La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché la gloria di Dio la illumina, e l’Agnello è la sua lampada. 24 Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra vi porteranno la loro gloria. 25 Di giorno le sue porte non saranno mai chiuse (la notte non vi sarà più); 26 e in lei si porterà la gloria e l’onore delle nazioni. 27 E nulla di impuro, né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello.
Culto di Domenica 29 Ottobre 2017 – “Perdono sì, ma con pentimento!”
LA PAROLA
Matteo 21: 28-32
Parabola dei due figli
28 «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si avvicinò al primo e gli disse: “Figliolo, va’ a lavorare nella vigna oggi”. 29 Ed egli rispose: “Vado, signore”; ma non vi andò. 30 Il padre si avvicinò al secondo e gli disse la stessa cosa. Egli rispose: “Non ne ho voglia”; ma poi, pentitosi, vi andò. 31 Quale dei due fece la volontà del padre?» Essi gli dissero: «L’ultimo». E Gesù a loro: «Io vi dico in verità: I pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio. 32 Poiché Giovanni è venuto a voi per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto; ma i pubblicani e le prostitute gli hanno creduto; e voi, che avete visto questo, non vi siete pentiti neppure dopo per credere a lui.
IL CULTO
IL MESSAGGIO
E’ sempre un buon momento per ravvederci davanti a Dio per i nostri peccati e poter così ricominciare a camminare insieme a Lui. Di per certo la richiesta di perdono è una cosa buona, ma deve essere accompagnata da un sentito pentimento, letteralmente “provare dolore o rimorso per il male fatto”.
Dio chiede alla sua Chiesa di presentarsi a Lui con un cuore realmente pentito per poter godere i benefici delle Sue benedizioni e il completo effetto del perdono; Egli riverserà su di noi tutto il Suo amore e la Sua grazia, del resto Dio non ha mai respinto chi si è presentato a Lui con un cuore ravveduto.
Il vero pentimento NON ha giustificazioni, non cerca di trovare scusanti ad un proprio comportamento sbagliato, anzi ci porta ad un vero e proprio cambiamento nei confronti di chi è stato oggetto del nostro errore. Giustificarsi è un po’ come accusare Dio rispetto a ciò che Egli ha permesso nella nostra vita, in realtà stiamo solo raggirando la necessità di pentirci realmente.
Voler ricevere il perdono di Dio senza ravvedersi è un po’ come lavarsene le mani (Matteo 27:24) e ogni giustificazione ci allontana sempre di più da Lui, al contrario, con il pentimento non possiamo che avvicinarci sempre di più.
Cosa vuol dire pentirsi? Non è solo l’atto di confessare il proprio peccato ma, soprattutto, la decisione di cambiare se stessi, facendo morire il proprio Io, per abbandonarlo definitivamente. (vedere Zaccheo e il suo immediato pentimento in Luca 19:8).
Senza un reale pentimento il rischio è quello di illudersi di aver ottenuto il perdono da parte di Dio. Tuttavia dobbiamo stare attenti, poiché è facile chiedere perdono, ma è molto più difficile pentirsi del peccato commesso.
Il pentimento ci porterà a godere di tutte le ricchezze di Dio, anzi, saremo di per certo più benedetti rispetto a prima, un po’ come il figlio prodigo che torna da suo padre dopo essersi ravveduto in Luca 15: 21-24.
E’ fondamentale saper riconoscere i nostri errori, superare il nostro orgoglio e dire “Ho sbagliato!”. È probabilmente più facile chiedere il solo perdono, ma non dimentichiamoci che lo sguardo del Signore è su quelli che hanno lo spirito contrito, addolorato, afflitto (Isaia 66: 2).
Sbagliamo in tante cose e dobbiamo saperci pentire in tante cose, Dio ci giustificherà SEMPRE, non ci punterà il dito contro, anzi, lavorerà alla nostra vita per trasformarci ancora.
Non sentiamo più la presenza di Dio? Forse l’orgoglio ha fermato il ravvedimento, che Dio possa aiutarci ad essere umili come fu umile Gesù che, nonostante fosse senza peccato, si battezzò indicandoci la via da seguire.
Quando c’è vero pentimento diventiamo come Abramo e la nostra intercessione viene ascoltata da Dio (Genesi 18: 22-33). Dobbiamo essere ancora oggi capaci di “arrossire” di fronte al peccato (Geremia 6:15) per poterci presentare a Dio con un cuore contrito.
Coraggio fratelli e sorelle, siamo salvati per grazia..il peccato di ieri è stato cancellato, ma ancora oggi abbiamo bisogno di essere lavati dal sangue di Gesù che ci giustifica completamente solo a seguito di un reale pentimento; Il Suo profondo amore, davanti al nostro reale dolore, interverrà di sicuro e ci saprà ancora una volta sollevare e trasformare rendendoci sempre più simili a Lui!