Culto di Domenica 19 Novembre 2017 – “Andiamo oltre il deserto”
LA PAROLA
Esodo 3: 1-5
1 Mosè pascolava il gregge di Ietro suo suocero, sacerdote di Madian, e, guidando il gregge oltre il deserto, giunse alla montagna di Dio, a Oreb. 2 L’angelo del SIGNORE gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un pruno. Mosè guardò, ed ecco il pruno era tutto in fiamme, ma non si consumava. 3 Mosè disse: «Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!» 4 Il SIGNORE vide che egli si era mosso per andare a vedere. Allora Dio lo chiamò di mezzo al pruno e disse: «Mosè! Mosè!» Ed egli rispose: «Eccomi». 5 Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro».
IL CULTO
IL MESSAGGIO
Mosè nacque in un periodo in cui il faraone d’Egitto uccideva i figli del popolo d’Israele, sua madre lo tenne nascosto per tre mesi e successivamente lo pose in riva ad un fiume dove venne trovato e preso in cura dalla figlia del faraone.
Crebbe quindi in mezzo al popolo d’Egitto e quando fu adulto si riavvicinò ai suoi fratelli ebrei che però, dopo che ebbe ucciso un egiziano, lo tennero a distanza. Mosè sprofondò quindi nella paura ed essa lo portò a fuggire verso Madian dove prese in sposa Sefora, figlia di Ietro.
Spiritualmente Mosè era di per certo nel deserto, lontano dai suoi fratelli e lontano dalla presenza di Dio.
Un giorno PARTICOLARE egli spinse il pascolare del gregge OLTRE IL DESERTO e arrivò ad Oreb, la montagna in cui Dio lo chiamò a gran voce al proprio servizio attraverso il pruno ardente che non si consumava. Mosè, quel giorno, per fede decise di andare al di là dei pascoli in cui era solito sostare, superò il deserto e di per certo non fu un cammino facile da dover affrontare. Dio era già lì che lo aspettava, sapeva che quel giorno Mosè sarebbe arrivato ed era pronto ad accoglierlo rendendolo un grande uomo al suo servizio.
Quanti cristiani vivono oggi nel bel mezzo di un deserto spirituale dove l’aridità la fa da padrona?
La paura, l’ansia, la solitudine, la prova e i comportamenti del mondo intorno a noi formano il nostro deserto e spesso, nonostante siamo ben consci della potenza di Dio, vediamo i Goliat troppo grandi e lo scoraggiamento prende il sopravvento. Chi, se non il nostro Signore, può conoscere il nostro cuore? Potremmo essere fioriti fuori ma aridi dentro e nessuno se ne accorgerebbe … ma Dio, si.
Oggi Dio ci chiama ad uscire dal deserto attraversandolo con piena fiducia nel Suo nome con la consapevolezza che, dopo averlo superato, potremo vedere tutta la Sua gloria e godere a pieno della Sua benedizione. Del resto se Mosè quel giorno non si fosse spinto oltre sarebbe rimasto, con buona probabilità, nella sua “povera” condizione spirituale.
Un pruno di per sé non ha molto valore ma, in quel caso specifico, era infiammato dal fuoco di Dio e anche noi allo stesso modo, senza il fuoco dello Spirito Santo di Dio, siamo spenti e senza un grande valore.
Vogliamo vincere le nostre paure? Incamminiamoci allora verso il calvario dove Cristo si è immolato sulla croce per sconfiggerle completamente. Gettiamo su di Lui ogni nostro peso perché Egli ha cura di noi (1 Pietro 5-7) e potremo godere a pieno la gioia della vita e della salvezza. Gesù ci ha liberato dalla schiavitù della morte (Ebrei 2: 15) e se anche tutti intorno a noi ci abbandoneranno Lui di per certo non lo farà (2 Timoteo 4: 16-18).
Spesso il deserto può durare giorni interi, mesi e a volte addirittura anni quando in realtà basta porre in un istante la fede in Dio per uscirne immediatamente. Occorre un vero e proprio atto di fede, Mosè non aveva la minima idea del fatto che al di là del deserto avrebbe trovato Dio, eppure si incamminò e persistette fin quando non lo ebbe attraversato tutto.
Sul monte di Oreb riceviamo potenza, i fiumi di acquaviva ci riempiono e realizziamo le promesse di Dio; è quindi indispensabile per un cristiano arrivarci. Non ci sarà più alcuna paura che ci appiattirà spiritualmente perché Dio sarà sempre superiore e vincitore, nessuna prova potrà riportarci indietro nel deserto.
Anche Naomi, andata a Moab per sfuggire ad una violenta carestia e dove perse un marito e due figli, fu costretta a riattraversare il deserto per tornare a Betlemme dove venne riaccolta con commozione (Rut 1: 1-22).
Dio non ci ha mai abbandonato e, arrivando sul monte, finalmente lo comprenderemo a fondo; è sempre pronto ad abbracciarci come il padre fece con il figlio prodigo (Luca 15: 20).
Quante volte ci capita di raffrontarci con il mondo e provare un pizzico di invidia perché sembra che a loro tutto fili liscio e a noi, che siamo figli di Dio, la prova è sempre presente? Anche questo è un deserto da superare, noi abbiamo Dio e non abbiamo quindi più nulla da invidiare al mondo.
Oggi può essere un giorno particolare, il giorno in cui diventiamo quel pruno consumante per Dio; la benedizione sarà grande non solo per noi ma anche per chi ci sta intorno.
Il silenzio di Dio nel deserto può far male, può scoraggiarci ma … se Dio avesse parlato a Mosè nel deserto … Mosè si sarebbe davvero spinto oltre fino ad uscirne? Probabilmente no, il silenzio di Dio è quindi un invito a proseguire senza fermarci lungo il cammino fino alla meta in cui Egli ci benedirà.
Forza fratelli, Gesù ha già lavorato le nostre vite, andiamo oltre il deserto perché Egli è lì che ci aspetta per farci diventare dei pruni ardenti per la Sua gloria!
Dio ci benedica!